MILANO, 18 GENNAIO 2015 – Si è svolta ieri, in contemporanea con il convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, la contro-manifestazione “L’unica malattia è l’omofobia” nata in rete e promossa dall’associazione I Sentinelli di Milano per contrastare la “deriva omofoba” del convegno animato esclusivamente da interventi a favore della famiglia tradizionale.
Mentre fuori, tra via Melchiorre Gioia e Piazza Einaudi, circa 2000 persone protestavano contro il convegno, all’interno della nuova sede di Regione Lombardia, blindata ad hoc per l’occasione, uno studente di 22 anni chiede la parola e la ottiene. Chiede di alzare la mano ai genitori in platea e poi cerca di criticare “da cristiano” le posizioni sostenute fino a quel momento nel convegno, ma fischi e cori da stadio lo interrompono. Allora esclama: “Il motivo per cui vi faccio questa domanda è perché nessuno di voi sa se suo figlio è o non è eterosessuale“.
Le urla si fanno sempre più forti. Lo studente cerca di proseguire il discorso condannando le teorie riparative, ma la sicurezza lo accompagna fuori dove le forze dell’ordine hanno provveduto a identificarlo.
Si chiama Angelo Antinori, studia giurisprudenza alla Bocconi e fuori dall’Auditorium “Testori” non si sottrae alle domande dei cronisti. Racconta come si sono svolti i fatti e dichiara:
“Io ho provato a fare un intervento perché credo che protestare fuori sia una modalità, ma che aprirsi al confronto sia, almeno a parole, quello che anche gli organizzatori del convegno hanno affermato di voler fare…La domanda era: ma ai loro figli, che non sanno se sono o non sono eterosessuali, cosa diranno? Proporranno il contenuto di questo convegno nonostante la fallacia delle opinioni espresse, che chiaramente non è stata contrattaccata durante il convegno di oggi perché è un convegno autoreferenziale e ha questo come problema…Non mi hanno risposto…quando un centro come il centro Exodus, uno dei centri più famosi per le teorie riparative negli Stati Uniti, chiude nel 2013 con il fondatore che si scusa pubblicamente per le sofferenze che ha arrecato, allora io dico: questo convegno può non essere omofobo, o omofobico che dir si voglia, può non attaccare la dignità delle persone ma di sicuro non tiene conto dei rischi delle teorie che sostiene o delle posizioni che avvalora. E siccome io, come ventiduenne, ho come primo interesse quello mio, dei miei amici, dei loro figli e delle persone che sono destinate a vivere in Italia da qui ai prossimi 50 anni dico: è necessario il contraddittorio in queste situazioni perché non è possibile prendere il palazzo della Regione, rinunciare al contraddittorio e offrire solo una versione di questioni così complesse!”
Luca Paladini, uno degli organizzatori della manifestazione “L’unica malattia è l’omofobia”, si dice soddisfatto della riuscita della protesta contro il convegno che ha fatto discutere in queste settimane anche per l’utilizzo del logo dell’Expo.
A conclusione della conferenza “Difendere la famiglia per difendere la comunità” è intervenuto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il quale ha dichiarato: “La Regione Lombardia organizzerà un forum come questo durante l’Expo. Sono contento che si sia tenuto questo convegno, che è un punto partenza. Qualcuno ha cercato di impedirlo con minacce, pressioni e insulti soprattutto a me: da Ministro dell’Interno non mi sono fatto piegare da minacce più gravi, figuratevi se mi facevo condizionare da quattro pirla“.
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