FALSTAFF NUDO (E CRUDO): riparte dalla Credenza la rassegna di Assaggi di Teatro

Se c’è una cosa che colpisce arrivando a La Credenza di San Maurizio Canavese (TO) è la sensazione di sentirsi a casa. Già il nome, La Credenza, evoca qualcosa di familiare e basta entrare nel locale, elegante e semplice allo stesso tempo, sedersi al tavolo ad ascoltare Giovanni che racconta il menù, per percepire tutto il calore che Igor, in cucina, mette in piatti.

In questo ristorante a due passi da Torino tradizione fa rima con creatività e tutto, dall’arredamento del locale ai piatti del menù, rispecchia questa doppia anima. Due sono le anime del ristorante, Giovanni Grasso e Igor Macchia, due menti all’unisono che lavorano in armonia.

Il viaggio culinario de La Credenza parte dal territorio, dal Piemonte, con i suoi prodotti tipici – riso, formaggi, tartufo, carni – per giungere, attraverso i ricordi di tanti viaggi, fino al lontano Oriente, dove soprattutto Igor è ormai di casa.

Una cucina fusion, non confusion”, come Giovanni ama definirla. Nei piatti, negli abbinamenti mai scontati del menù tradizione e innovazione convivono in una cucina personale e innovativa che affascina e stupisce e che già nel 2006 ha ottenuto il riconoscimento della prima Stella Michelin.

Riconosciuto come esponente dell’eccellenza piemontese La Credenza ha ottenuto riconoscimenti dal Gambero Rosso (1 forchetta), la Corona Radiosa sulla Guida di Paolo Massobrio e 1 cappello (15,5) sulla Guida de l’Espresso.

La cucina de La Credenza è fatta di studio, confronto, sperimentazione, ricerca e tanta passione. In oltre vent’anni di lavoro il ristorante si è distinto per la sua dinamicità e la sua voglia di sperimentare, di guardare sempre al futuro, di proiettarsi lontano ma con i piedi ben piantati sul territorio. Tutto ha inizio nel 1991, quando Giovanni apre il suo locale, La Credenza, nel segno della convivialità.

Da allora, anno dopo anno, anche con l’arrivo di Igor nella società nel 2000, la famiglia è cresciuta e oggi uno dei punti di forza del locale è proprio lo staff, capace ed affiatato, una vera e propria squadra, una famiglia appunto.

Giovanni, in sala, ad accogliere gli ospiti. Franca, sua moglie, esperta sommelier, nella fornitissima cantina che oggi vanta un migliaio di etichette nazionali ed internazionali. Cucina e vino si intersecano in un percorso di scelte e di abbinamenti che rispettano criteri solidi come la ricerca di prodotti di qualità e di nicchia con uno sguardo sempre puntato sulla cucina del territorio. Per questo nella carta dei vini non trovano solo spazio etichette più conosciute e premiate dalle guide ma anche produttori con storie particolari, vitigni riscoperti, produzioni locali inedite (è il caso dell’Ice wine per esempio). Il criterio di scelta parte prima di tutto dalla qualità dei vini che ogni territorio fornisce: peri vini rossi naturalmente danno ampio spazio al Piemonte mentre per quelli bianchi privilegiano quelli del nord est Italia.

Ogni Regione è rappresentata con i vini per cui è più vocata, sono parecchie per esempio le referenze straniere come i vini francesi di Borgogna o tedeschi della Mosella.
Incuriosisce che alla base di questa scelte ci sia una donna – Franca Pulcini – una delle poche sommelier in Italia per la quale i vini devono essere armonici e abbinabili.
Ci sono voluti circa 10 anni per costruire questa cantina che ad oggi conta più di 900 etichette tutte custodite in un luogo perfetto: un caveau del ‘700 dove mattoni, pietra e legno di noce si prendono cura di questo grande tesoro.

Igor è l’anima più creativa de La Credenza, chef curioso, instancabile viaggiatore ed esportatore della tradizione e della grande sensibilità della cucina italiana e piemontese nel mondo. Il Far East è la sua seconda casa, ma è insieme al suo staff, “ai suoi ragazzi”, Chiara e Ivan che le sperimentazioni, le nuove idee e i nuovi piatti vedono la luce.

Il locale e il suo arredamento rispecchiano in pieno i valori de La Credenza. Seguendo Giovanni in un piccolo giro guidato ti accorgi come il locale sia cresciuto pian piano, come una casa, attorno a quelle quattro mura, senza mai dimenticare da dove si è partiti.

La sala piccola, elegante e moderna nei suoi dettagli firmati dallo scultore Elio Garis, la sala principale, quella dei primi anni, e il giardino, una pennellata di verde attraverso le grandi vetrate, dove sorseggiare un calice di vino aspettando la cena.

Questo piccolo gioiello culinario, a due passi da Torino, brilla di una luce particolare.