Vaccinazioni per l’infanzia: rischio o necessità?

Vaccini per neonati: necessari?
Vaccinazioni infantili: rischio o necessità?

Vaccinazioni per l’infanzia: è così difficile far capire ai genitori l’importanza della prevenzione?

La maggioranza dei medici sta ancora lottando per trovare un sistema efficace per convincere i genitori diffidenti dell’importanza di vaccinare i loro figli neonati.

Negli Stati Uniti, circa 9 genitori su 10 tengono il passo con il programma di vaccinazione raccomandato, proteggendo i propri piccoli contro le malattie infettive quali il morbillo, la parotite, la pertosse, la poliomielite e l’epatite B, ma i dottori e i funzionari della sanità pubblica ritengono assolutamente difficile spingere quel restante 10% a fare lo stesso.

Vaccinazioni per l’infanzia: la parola agli esperti

Carrie Byington, responsabile dell’American Academy of Pediatrics, ha affermato che la risposta dei genitori all’epidemia di pertosse, che nel 2011/2012 ha colpito diversi stati americani, sia stata mortificante per i pediatri, considerato il fatto che si stiano compiendo grandi progressi per quanto riguarda il livello di immunizzazione infantile. Infatti, il tasso di vaccinazione ha ricevuto solo un lieve innalzamento durante la sopra citata epidemia  (fino al 69,5% dei bambini nello stato di Washington), per poi ricadere al 67,6% subito dopo.

Questo ci dice che abbiamo ancora tanta strada da fare per comprendere il comportamento umano e ciò che motiva le persone per quanto riguarda la loro salute

ha dichiarato la Byington.

 

Vaccinazioni per l’infanzia: come prevedere chi rifiuterà la misura preventiva?

Secondo alcuni ricercatori canadesi, un modo per prevedere quali genitori rifiuteranno di vaccinare i propri figli è quello di monitorare coloro che declinano l’invito a dar loro una dose di vitamina K alla nascita, strategia raccomandata per prevenire un possibile disturbo della coagulazione che può portare a danni cerebrali a lungo termine. Uno studio ha riscontrato che ad Alberta, tra il 2006 e il 2012, solo una piccola minoranza di genitori non ha accettato tale misura preventiva, ma l’aspetto più interessante è che i bambini i cui genitori hanno rifiutato la vitamina K hanno avuto una probabilità di 14,6 volte inferiore di essere immunizzati con eventuali vaccini raccomandati, rispetto agli altri.

Anche la dottoressa Byington ha confermato che il rifiuto della vitamina K alla nascita sia “un fattore che può aiutare i pediatri a identificare i genitori vaccino-esitanti.”

Vaccinazioni per l’infanzia: come convincere i genitori dell’importanza della vaccinazione?

I ricercatori dell’università dell’Indiana hanno testato quattro messaggi in un sondaggio nazionale condotto on-line, che ha coinvolto più di 800 genitori di bambini di età inferiore a 12 mesi.

I messaggi, volti ad ottenere la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia, includevano: una semplice informativa sul vaccino da parte del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC); la dichiarazione CDC più informazioni sui benefici del vaccino per il bambino; la dichiarazione CDC e la menzione dei benefici sociali della vaccinazione; la dichiarazione CDC, più informazioni sull’importanza della vaccinazione per il bambino e la società nel suo complesso.

Lo studio ha evidenziato che i messaggi che si concentravano sui benefici per il bambino hanno avuto l’impatto maggiore. Più del 90% dei genitori che hanno sentito il messaggio incentrato sui bambini o quello della combinazione bambino-società hanno affermato di voler vaccinare i propri figli, rispetto all’ 86% di coloro che hanno ricevuto solo le informazioni di base.

La dottoressa Jennifer Frost, che opera all’American Academy of Family Physicians, ha affermato che il CDC abbia lavorato sodo per elaborare un programma di immunizzazione che crei la minore confusione possibile per i genitori. Nonostante questo, però, la titubanza dei genitori è in aumento, anche perchè sul web è possibile reperire molte informazioni discordanti.

I vaccini sono sicuri ed efficaci e i genitori incerti, anche se pensano di fare il bene del loro figlio, in realtà lo mettono a rischio

ha dichiarato il medico.

La speranza, ovviamente, è che l’antico adagio “prevenire è meglio che curare” si radichi sempre più profondamente nell’immaginario collettivo.