Psoriasi: in Italia è disponibile un nuovo farmaco per il trattamento di questa patologia della pelle. Può essere utlizzato nella forma da ‘moderata a grave’ . Presenta un’azione più rapida, oltre che più consistente e duratura rispetto all’impiego degli altri farmaci.
Il farmaco di cui parliamo è il Guselkumab. Si tratta di un trattamento biologico in grado di inibire l’Interleuchina 23 (IL-23) e di spegnere l’infiammazione. Il farmaco ha dimostrato di essere efficace già dopo due mesi di trattamento. In particolare entro questo arco di tempo il 40% dei pazienti ha raggiunto un miglioramento pari o maggiore del 90%. Antonio Costanzo, responsabile della Dermatologia all’Istituto Humanitas di Milan spiega che:
“L’IL-23 è una proteina del sistema immunitario, stimolatrice della produzione di altre interleukine.Guselkumab quindi, inibendo IL-23, inibisce a cascata altri regolatori dell’infiammazione”
Un aspetto molto interessante è che questo farmaco mantiene attive le risposte dei pazienti anche a distanza di anni dalla somministrazione. Così spiega Costanzo: ”
“Queste elevate percentuali di risposta clinica si sono mantenute anche dopo tre anni nell’82,8% dei pazienti. Ma si è visto che anche interrompendo la cura la sua efficacia si mantiene a lungo: la psoriasi torna, ma molto lentamente: ci sono pazienti che hanno una recidiva tra la 24° e la 48° settimana, ma il 36% non ha un ritorno delle placche anche a un anno dalla sospensione della terapia. Per questo si pensa che in alcune persone il farmaco possa riuscire a modificare la malattia e si possa sperare un domani di parlare di guarigione”
Il Guselkumab si inietta soto cute all’inizio della terapia a cui segue una seconda puntura dopo un mese, infine si prosegue con una iniezione ogni otto settimane. Il farmaco che è indicato per i pazienti che soffrono di psoriasi da moderata a grave, necessita della prescrizione di uno specialista.
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante della pelle. Non ha natura ne contagiosa ne infettiva. Se non trattata può incidere negativamente sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Si tratta di una patologia multifattoriale in quanto vi concorrono sia fattori genetici che ambientali. Nel mondo ne soffrono circa 125 milioni di persone, in Italia circa un milione.
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