Giulio Rapetti, meglio conosciuto come Mogol, ha rilasciato una lunga intervista in cui ha ripercorso la sua straordinaria carriera. Il cantautore ha però riservato, ancora una volta, un attacco ai talent televisivi.
Mogol è un paroliere, uno scrittore, ma soprattutto un cantante. Forse il papà della musica leggera italiana, della sua svolta pop. Ed è bene ricordalo a pochi giorni dall’uscita sulle piattaforme streaming dei suoi grandi successi, di quel grande duo, formato insieme a Lucio Battisti, che ha cambiato per sempre la storia musicale di questo Paese.
Il suo grande successo inizia nel 1961, quando la canzone scritta insieme a Carlo Donida, “Al di là”, vinse il Festival di Sanremo portata da Luciano Tajoli e Betty Curtis. Nel 1964 scrisse per Bobby Solo, “Una Lacrima sul viso”, che l’artista portò al successo passando sempre per il Festival. Poi, l’anno successivo, il grande incontro con un giovanissimo Lucio Battisti, allora chitarrista di un gruppo chiamato “I Campioni”.
Mogol convinse il timido Lucio a cantare le canzoni da lui scritte. E fu così che Battisti pubblico l’album “Lucio Battisti”, che segui la partecipazione dell’artista al Festival con il brano “L’avventura”. Era il 1969 e iniziò in quel frangente la collaborazione di due dei più grandi personaggi della musica italiana. “Emozioni”, “Il mio canto libero” oppure “Si, viaggiare”, solo per citarne alcuni, sono entrati nella cultura musicale italiana.
Sempre restio a vivere a pieno il suo successo sotto i riflettori, Mogol ha preferito negli anni stare dietro le quinte. Nelle poche interviste concesse però, il cantautore ha sempre usato parole poche amichevoli sui talent musicali. Talent stessi che hanno cercato, negli anni di portalo in tutti i modi dietro le scrivanie dei giudici. Mogol ha già, dunque, attaccato i talent show, ma adesso ha preso di mira uno specifico programma. (Continua dopo il post).
Mogol attacca l’uso, a suo dire ormai sproporzionato, degli strumenti tecnologici nella musica: “La tecnologia è una soluzione, ma anche un problema”. Poi continua: “Oggi i ragazzini scrivono musica per i ragazzi, usano parole moderne, alleggeriscono i contenuti”, sostiene Mogol. Che poi aggiunge: “Questo è un bene per la nicchia dei ragazzini che li ascoltano, ma è rischioso per la cultura popolare”.
Mogol chiarisce il concetto: “Quando vado in giro le mie canzoni le ascoltano e le suonano ancora. La gente ha bisogno di canzoni belle”. Poi aggiunge: “Dal livello della musica si capisce il livello della cultura popolare, della gente. Ecco perchè il ruolo della musica è importante”. Poi conclude: “Anche per questo ho fondato il Centro Europeo del Toscolano, per studiare e poi pubblicare musica di alta qualità”.
“I talent di oggi non mi piacciono. X-Factor è solo un spettacolo, non scuole. Quando vorranno diventare scuole, dovranno cambiare”, sostiene Mogol. Che poi continua: “Mancano nella didattica, nella preparazione, mancano in tutto. Non ambiscono ad essere scuole di musica, ma spettacoli”. Poi conclude: “Funzionano, da come pare dalla risposta del pubblico, ma come spettacolo televisivo e niente di più”.
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