Pierluigi Diaco, stroncatura a una certa tv: “Lo trovo patetico”

Pierluigi Diaco

Pierluigi Diaco racconta il proprio modo di fare tv

Piace o non piace. Vie di mezzo, con Pierluigi Diaco non esistono: dagli esordi quindicenne in radio alla televisione ha sempre mantenuto uno stile comunicativo incline a dividere e a panorama.it racconta come ci si senta a ricevere reazioni tanto contrastanti. Nel tempo, ha imparato a incassare: ribattere a un’offesa per montarci su una narrazione pubblica, affinché si parli di sé, lo trova patetico. In questo momento, è impegnato tutti i sabati in seconda serata su Rai 1 con Io e Te… Di Notte.

L’esperienza notturna sta andando molto bene. Io e te non è un contenitore a cui presta la conduzione, ma riflette il mondo interiore di Pierluigi Diaco, avendolo concepito in prima persona grazie alla fiducia del direttore di Rai 1, Teresa de Santis. Pensa sia una privilegio mettere la grammatica personale al servizio di una trasmissione: non capita a chiunque.

Le modifiche alla versione notturna di Io e Te

Rispetto alla formula pomeridiana è cambiato poco, giusto il taglio luci, la regia più intima e una differente impaginazione. Poi, per il resto, siamo lì: Pierluigi Diaco intervista un grande personaggio, ospita la posta del cuore di Sandra Milo; e si concede l’ascolto di un disco, ragionato: prima di far partire il pezzo spiega ai telespettatori il brano che stanno per sentire.

La gente lo apprezza, si emoziona e i dati d’ascolto aumentano o quantomeno rimangono stabili. E, dato che lui per primo ha introdotto l’argomento ascolti, ecco snocciolato un dato: nella fascia pomeridiana Io e Te viaggiava intorno all’11% di share e da lì non si è mai schiodato. Era l’obiettivo di rete e l’hanno raggiunto. Se avesse mirato esclusivamente a quello, avrebbe fatto un altro tipo di televisione, invece: “Non c’è stato alcun ammiccamento acchiappa-ascolti”.

Pierluigi Diaco disapprova il cinismo

Il presentatore racconta al giornalista di panorama.it che l’improvvisazione è possibile se alle spalle c’è preparazione, versatilità e cultura. Le considera doti acquisite in 25 anni di programmi radiofonici. Alla prevedibilità di una trasmissione già scritta preferisce la chiave teatrale e l’imprevisto.

In passato ha spiegato di voler fare una TV civile, cioè – spiega – in opposizione a un certo modo di fare spettacolo, sprovvisto del ritegno necessario nel momento in cui vengono raccontati i sentimenti o quando si toccano le fragilità in mondi interiori. Quando mancano il tatto e il doveroso rispetto, allora si assiste alla tv incivile. In altre parole, va contro il cinismo: se lo scorge, si sdegna.