Ciao Darwin, flop clamoroso in Cina: Paolo Bonolis ha un suo perché

Ciao Darwin
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Paolo Bonolis commenta il flop di Ciao Darwin in Cina, durato appena sei puntate

Nella follia è proprio vero che (a volte) si nasconde il genio. Ciao Darwin, lo spettacolo più irriverente e scoppiettante della nostra televisione, è l’incarnazione stessa, l’emblema del motto cantato durante la sigla di apertura: siamo un po’ tutti matti noi italiani e lo show antropologico condotto da Paolo Bonolis, insieme all’inossidabile amico e compagno di viaggio Luca Laurenti, ama ricordarcelo.

Le puntate sono un susseguirsi di varie peripezie, da coloriti confronti verbali alla Macchina del Tempo, alla prova di coraggio, fino alla prova finale dei cilindroni. Non c’è praticamente mai un singolo istante per distaccare gli occhi dallo schermo. E ancora oggi, nonostante le puntate trasmesse da Canale 5 siano delle repliche, gli ascolti sono straordinari. Giunto all’ottava edizione, il format di Ciao Darwin, concepito nel 1998 da Paolo Bonolis e Stefano Magnaghi, conserva inalterato il fascino degli esordi.

Lo strano caso della Cina

E l’idea è talmente piaciuta pure all’estero da essere venduta, nel corso della sua storia, a ben 12 Paesi. Ormai in Grecia e in Polonia è un grande classico, ma altrove c’è chi ha faticato a digerirlo. Stiamo parlando della Cina, dove Ciao Darwin non è andato oltre la miseria di sei puntate. Un fallimento totale, commentato da Bonolis in persona durante la recente intervista concessa sulle colonne del settimanale Tele Più, nel numero ora in edicola.

Il flop ha preso alla sprovvista lo showman romano? Pare proprio di no. Durante la chiacchierata con la redazione del magazine, il buon Paolo ha infatti spiegato dove può funzionare davvero la formula. Condizione essenziale affinché faccia presa sul telespettatore è la capacità di chi segue da casa di comprenderne la natura. In Cina hanno commesso un errore in particolare: lo hanno ingentilito, lo hanno smussato. Insomma, lo hanno intristito.

Ciao Darwin: nessuno batte gli italiani nel prendersi in giro

Perché il lungo successo dello show ha pure un ingrediente segreto, ovverosia la giusta dose di sana sfacciataggine. Quel tocco irriverente gli dona la marcia in più e lo rende un appuntamento imperdibile, in caso contrario finisce per ammosciarsi.

La cultura dello Stato asiatico è poco propensa a mettersi in discussione, a scherzare sui propri difetti. Ogni parola viene soppesata, cammini sulle uova e così non puoi godertelo al 100 per cento. In tal senso – ha concluso il marito di Sonia Bruganelli – noi italiani siamo messi bene, anzi benissimo: a sfotterci vicendevolmente non ci batte nessuno!