Sembra che da una ricerca condotta dall’IDC, messa a disposizione del Sole 24 ore, si possa dedurre che siano finiti i tempi per chi ogni anno decideva di fare un restyle del proprio armamentario tecnologico.
Prima coi cellulari, poi con gli smartphone sempre più grandi, potenti e soprattutto più costosi, non era raro vedere amici o conoscenti cambiarli ad un ritmo incalzante.
Questo gioco ha funzionato per un po’ anche con i tablet, con aumento di prestazioni erogate col contagocce e poche marche di cui fare sfoggio con una certa sicurezza.
Le case produttrici, sempre le stesse, si erano quasi abituate a questa “gallina dalle uova d’oro”, ma pare che gli italiani abbiano smesso di acquistare telefoni di fascia alta e si stiano orientando verso telefoni al di sotto dei 130 euro.
Le statistiche dell’IDC parlano chiaro: nel 2014 le vendite dei telefoni sotto gli 85 euro sono aumentate del +50%; le vendite degli smartphone con un prezzo tra gli 85 euro e i 130 euro, invece, sono cresciute di ben il +65%. Mentre la vendita di tablet è calata del 4,7%.
Insomma, gli italiani hanno smesso di volare alto e preferiscono restare più coi piedi per terra.
Per tornare agli stessi livelli di vendite del 2013, proseguendo a questo ritmo, si dovrà aspettare al 2017.
Dalla stessa ricerca pare che mentre gli smartphone abbiano percepito un incremento generale nelle vendite del 6,5% (16,5 milioni di pezzi), non abbiano avuto la stessa fortuna i cellulari tradizionali, le cui vendite sono calate addirittura del 30%, numeri non da poco, dato si parla di 2,2 milioni di cellulari in meno.
Secondo i suoi numeri, gli italiani sarebbero semplicemente dei risparmiatori.
Per il 20,5% degli italiani la scelta ricade ancora sul classico cellulare; si preferisce la ricaricabile al contratto per l’89% dei casi.
Nel campione censito da Domoskopea il 33,2% spende mensilmente 10 euro per il proprio telefono, mentre si sale al 67% per coloro che arrivano a spendere 15 euro mensili. Le percentuali dei fortunati che riescono a spendere tra i 9 e i 10 euro e meno di 8 euro sono rispettivamente il 33,2% e il 16,6%.
Secondo Demoskopea siamo parsimoniosi, secondo l’IDC siamo soffocati dalla crisi: ognuno tragga le sue conclusioni.
Sicuramente fino a quando ci saranno dei ridicoli “assalti” ai negozi Hi-Tech sarà difficile credere che gli italiani siano un popolo di risparmiatori.
Infine bisogna sempre ricordarsi che quando si interpretano le statistiche bisogna tener conto di come una ricerca è stata interpretata, come è stata svolta l’inchiesta, quali le domande poste e come è stato costruito il campione.
Insomma, i numeri delle statistiche sono importanti, ma vanno presi con le pinze per non incorrere in madornali errori di valutazione. Strano a dirsi, in un’economia che si basa solo sui numeri.
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