Mutilazioni Genitali Femminili: un crimine contro l’umanità.

Le mutilazioni genitali femminili sono un fenomeno largamente diffuso nelle culture africane e asiatiche che prevede la parziale o totale asportazione in giovani donne e bambine degli organi genitali esterni, attraverso una pratica detta infibulazione.

L’asportazione del clitoride è un atto che porta alle donne che la subiscono gravissime conseguenze sia a livello fisico che psicologico. Si stima che attualmente nel mondo siano circa 125 milioni le donne che devono convivere con una mutilazione di questo tipo e altrettanto elevati e preoccupanti sono i numeri riguardanti le morti avvenute a seguito di queste pratiche, spesso dovute alle precarie condizioni igieniche in cui vengono “operate” le ragazze.

Le bambine che vengono sottoposte a tali pratiche hanno un’età variabile tra i 4 e i 14 anni, ma in alcuni paesi, come in Eritrea, le MGF vengono operate anche in bambine con meno di un anno di età. Numerose sono le ragioni che spingono le varie comunità a questa pratica:

  • Ragioni sessuali: per soggiogare o ridurre la sessualità femminile
  • Ragioni sociologiche: come iniziazione delle adolescenti all’età adulta, integrazione sociale delle giovani, mantenimento della coesione nella comunità
  • Ragioni igieniche ed estetiche: in alcune culture, i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni
  • Ragioni sanitarie: si pensa a volte che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino
  • Ragioni religiose: molti credono che questa pratica sia prevista da testi religiosi (Corano)

Tuttavia, questa pratica non è passata sotto silenzio e l’UNICEF non solo considera le MGF una palese violazione dei diritti della donna ma ha indetto numerose campagne di sensibilizzazione su questo argomento che, dal 2012, è stato riconosciuto dalL’ONU come crimine contro l’umanità e quindi illegale a livello internazionale.

L’UNICEF è attivo anche sul web in difesa delle donne, raccontando e riportando senza mezzi termini le atrocità a cui le bambine sono sottoposte.

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Ne mostreremo alcuni esempi, per condividere con voi la campagna di sensibilizzazione:

Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale.
 
Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propriasalute riproduttiva.

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all’infezione generalizzata (sepsi).

Per tutte, l’evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.”

Sebbene tale pratica sia diventata illegale a livello internazionale, non tutti i Paesi hanno aderito e non tutti fanno rispettare i divieti imposti dalla legge, in particolare i Paesi in cui le MGF sono parte integrante della cultura. L’intervento di UNICEF e ONU  è solo servito ad arginare la pratica nei Paesi europei: giunge dalla Svezia, uno dei paesi più avanguardisti d’Europa, la notizia che il problema sarebbe tutt’altro che risolto.

Sotto accusa le vacanze estive: nonostante i controlli sui viaggi estivi nei paesi d’origine (sui quali da anni gravava il sospetto che fossero programmati per effettuare la pratica mutilante, proibita in Europa) circa settanta bambine, al ritorno a scuola, sarebbero state trovate vittime di infibulazione, la tragica pratica di asportazione del clitoride.

Secondo l’OMSA (Organizzazione Mondiale della Sanità) la persistenza di tale pratica anche nei Paesi europei, nonostante le leggi la vietino, sarebbe un chiaro esempio di resistenza alla cultura occidentale da parte delle comunità di immigrati.