Feto estratto dal pancione materno, operato e poi rimesso a posto

Neonato spina bifida

Dopo aver estratto il feto dall’utero, lo hanno operato e poi rimesso dentro fino al parto. E’ accaduto a Bethan Simpson, infermiera di 26 anni, il cui bambino è risultato affetto da spina bifida. Ma andiamo a ripercorrere questa storia che per fortuna si è conclusa a lieto fine.

Una operazione straordinaria

L’operazione può dirsi innovativa. I genitori prima che venissero a conoscenza di questa nuova metodica, avevano pensato di interrompere la gravidanza. I medici dell’University College Hospital e del Great Ormond Street Hospital hanno operato l’infermiera 26enne alla 24esima settimana. Questo intervento molto particolare e difficile, è il primo che è stato eseguito nel Regno Unito.

Alla ventesima settimana di gravidanza si scopre che il bambino soffre di spina bifida. La spina bifida è un difetto che causa una malformazione del midollo spinale e si manifesta con la chiusura incompleta di una o più vertebre. L’operazione è consistita nel togliere il bambino dal feto materno, correggergli questa malformazione del midollo spinale e quindi ricollocarlo nuovamente nell’utero, in modo da proseguire la gravidanza. Il bambino in tal modo potrà vivere una vita quanto più possibile normale, senza problemi motori.

Bethan Simpson approfittando del clamore mediatico suscitato dal suo caso, ha consigliato a tutte le donne che si trovano nella sua condizione di sottoporsi a questa operazione chirurgica invece di abortire. Purtroppo in Inghilterra circa l’80% delle donne che scoprono che il feto è affetto da questa malformazione, decide di abortire.

Spina bifida

La spina bifida consiste in una grave malformazione congenita che colpisce la colonna vertebrale del nascituro nei primi mesi di gravidanza. Al fine di limitare le infezioni e i danni spinali, i neonati vengono operati nei primi giorni di vita. Non sempre però l’operazione si rivela risolutiva.

Un bambino con spina bifida può andare incontro a tutta una serie di problematiche che ne compromettono lo stato di salute. In particolare: disabilità di tipo motorio, idrocefalo, infezioni al cervello, meningiti, epilessia, deficit intellettivo, disturbi alla vista.