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Sedute spiritiche: perché la chiesa le condanna?

Le sedute spiritiche partono a volte come un gioco tra adolescenti. Il clichè oramai è risaputo (film horror docent). Un gruppo di ragazzini prende una tavola ouija e, servendosi delle lettere apposte sopra, entrano in contatto con sedicenti entità provenienti dall’altro mondo. Tuttavia, è risaputo che a volte Hollywood esagera e la realtà, almeno il più delle volte, è ben diversa da ciò che si vede su pellicola.

Spesso non accade nulla e il tutto termina con un nulla di fatto. Altre volte, qualcosa succede, ma quel qualcosa su cui si entra in contatto non è ben definito, né tantomeno, nei rarissimi casi in cui la seduta funziona, è possibile comprendere se a parlarci siano realmente anime di defunti. Ma perché la chiesa condanna le sedute spiritiche?

Sedute spiritiche: un “gioco” incompatibile con le leggi di Dio

Come si legge da Midnight Factory, le sedute spiritiche appartengono ad una branca di tecniche che possiamo definire “potenti”. In poche parole: se si è impreparati o poco esperti dell’occulto, è meglio non parteciparvi. Il fine di una seduta è aprire un varco tra il mondo umano e quello degli spiriti, ma come si è abili nell’aprire la porta, bisogna saperla anche chiudere.

Una persona ignorante della materia potrebbe rimanere quantomeno traumatizzata da una simile esperienza. Un po’ come se un profano tentasse di liberare una persona dal demonio, nonostante non avesse gli opportuni sacramenti e la giusta preparazione spirituale di un vero esorcista. Nel peggiore dei casi, lo spirito invocato potrebbe danneggiare lo sventurato sia dal punto di vista fisico che spirituale (ossessioni, persecuzioni, infestazioni e possessioni).

Le sedute spiritiche (e lo spiritismo in generale) è condannato dalla chiesa cattolica per un semplice motivo: tramite la Rivelazione tutto è stato compiuto. Il fatto che con la sua resurrezione, Cristo abbia dimostrato l’esistenza di un piano ultraterreno, deve bastarci e non dovremmo di conseguenza essere in possesso di una curiositas negativa che ci spinga ad andare oltre i confini del mondo dei vivi.

Come se questo non bastasse, sono le stesse Sacre Scritture a proibire ai fedeli di interrogare i defunti. Ignorare il divieto sarebbe giudicato da Dio come un atto di infedeltà nei suoi confronti. Citiamo testualmente questo passo del Levitico:

“Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini, non li consultate per non contaminarvi per mezzo loro” (Lv 19, 31)

Se non fosse sufficiente, a venirci incontro c’è anche Isaia, il quale rivolgendosi a coloro che tentano di parlare con gli spiriti, ribadisce:

 “Attenetevi alla rivelazione” (Is 8, 19)

Secondo il magistero della chiesa cattolica, infine, è lecito un unico contatto tra i vivi e i morti, ovvero, la preghiera.

Marco Della Corte

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