Emily Blunt: “Vittima di bullismo perché balbettavo”

Emily Blunt confessa di aver avuto problemi da piccola con la balbuzie
Emily Blunt

Emily Blunt, la protagonista di A Quiet Place, ha avuto problemi con la balbuzie da piccola

Se avete mai visto Emily Blunt fare una battuta spiritosa ad Anne Hathaway in Il Diavolo Veste Prada o cantare in Into the Woods, potreste difficilmente credere che in passato fosse balbuziente.

Ma, in un’intervista a People, l’attrice di A Quiet Place – Un Posto Tranquillo (in onda su Italia 1 lunedì 3 febbraio alle 21.20) rivela che l’incarnazione di quei personaggi variopinti è in realtà il mondo con cui ha fatto i conti fin da giovanissima.

La gente – spiega – è ancora molto maltrattata per questo. Il lato peggiore, a 12/13 anni, è che Ti senti strano. Così Emily Blunt sperimentava un sacco di voci e di accenti divertenti perché poteva parlare più fluentemente se non lo faceva come sé stessa.

La spinta del maestro

Anche se sua madre l’ha portata a innumerevoli sedute di logopedia, proprio questa abilità l’ha principalmente aiutata. Aveva un insegnante fantastico a 12 anni: le chiese di partecipare alla recita in classe. La sua prima risposta fu un veemente “no”.

Anziché desistere, il maestro la spronò, credeva dovesse farlo. Piuttosto notevole nel caso di una persona non balbuziente secondo Emily Blunt, prova di spiccato istinto. Le disse di credere fosse divertente, perciò la invitava a mettersi in gioco.

Pensò che usare una voce diversa fosse un buon escamotage perché l’aveva sentita imitare le persone. Perché non utilizzare una voce stupida? Ed Emily, seguito il consiglio, ha parlato correntemente. Sebbene abbia imparato a controllarla, talvolta balbetta ancora. Ad esempio, quando è parecchio stanca o mentre era incinta diventa evidente.

Emily Blunt e il tratto ereditario

Non c’entra niente con un disturbo d’ansia, né con un’indole nervosa. Nulla del genere. È semplicemente una specie di sinapsi cerebrale tipica nelle persone geneticamente inclini ad averla. Ora, attraverso il suo lavoro insieme all’American Institute for Stuttering (AIS), Blunt dichiara di aver appreso di più sulla propria balbuzie.

In famiglia è particolarmente radicata. Aveva uno zio, un cugino, un nonno affetti. E non si era accorta del fattore ereditario, genetico. La storia della Blunt ha tanto da insegnare, su quanto sia fondamentale perseverare, ricorrendo magari a soluzioni ingegnose per correggere dei difetti, come lei ha fatto.