Gianluigi Nuzzi, archiviato procedimento in cui era accusato di diffamazione

Gianluigi Nuzzi
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Archiviata accusa di diffamazione nei confronti di Gianluigi Nuzzi, ad avanzarla era stato il fratello di monsignor Donato De Bonis

E’ stato archiviato il procedimento di diffamazione che accusava Gianluigi Nuzzi. Il giornalista era stato denunciato per la sua inchiesta sui rapporti tra mons. De Bonis, Ior e Andreotti. Ad avanzare l’accusa era stato il fratello di monsignor Donato De Bonis. La vicenda risale ad alcuni anni fa e adesso vede una fine per Nuzzi.

A disporre l’archiviazione del procedimento è stato il gip Elena Lazzarin del Tribunale di Padova. E’ stato proprio il giornalista e scrittore a dare la notizia. Nuzzi, che è anche conduttore di Quarto Grado, ha pubblicato su Instagram un post in cui comunica ai followers la decisione del gip. Nel suo libro Nuzzi aveva detto che il monsignor Donato De Bonis, prelato dello Ior, banca del Vaticano, era co-firmatario del conto intestato a Giulio Andreotti.

Gianluigi Nuzzi non è stato condannato per diffamazione

Le affermazioni di Gianluigi Nuzzi erano state pubblicate all’interno del libro Vaticani Spa di cui è l’autore, uscito nel 2009. Successivamente, era tornato sull’argomento nel 2017 quando ha pubblicato un altro suo libro, Peccato Originale. In questo scritto ha parlato dei rapporti De Bonis-Ior.

Nel post che Nuzzi ha scritto su Instagram ha aggiunto che il giudice ha attestato che lui ha svolto solo la sua attività di giornalismo d’inchiesta. E rivolgendosi a Mario De Bonis ha detto di essere dispiaciuto, perché non è stato condannato come lui avrebbe voluto. Una vittoria quindi quella di Nuzzi, che si è rivolto al fratello di monsignor Donato De Bonis facendogli capire che purtroppo ha fallito.

Nuzzi ha svolto il suo lavoro di giornalismo d’inchiesta

Con il giudizio del pm Nuzzi è dunque libero da ogni accusa. Il giornalista aveva raccontato in una intervista a Laici.it per presentare il suo libro che monsignor Donato De Bonis progettò le basi dei conti segreti. Fra questi aveva messo anche il conto “Fondazione cardinale Francis Spellman”, in cui c’è anche la firma di Giulio Andreotti.

Solo le movimentazioni in contanti oggi sarebbero pari a 26,4 milioni di euro». Lo Ior negli anni ’90 finì nel mirino di Mani Pulite ma il Vaticano negò tutto e mise i magistrati su false piste diffondendo notizie fuorvianti. Ai magistrati non vennero mai comunicati i nomi dei titolari dei conti sui quali transitò quel denaro.